Approfittiamo di questo spazio per condividere ulteriori approfondimenti sui requisiti internazionali necessari all’esportazione di prodotti senza glutine.
Alla luce delle sfide e delle opportunità emerse nel corso di questi primi mesi di attività del blog e dei numerosi incontri sul territorio, il nostro impegno è ora anche quello di rendere efficace, affidabile e sicura la navigazione degli imprenditori nel complesso mondo delle normative internazionali del settore senza glutine.
Differenze globali nell’approccio al senza glutine: un quadro articolato
Il consumo crescente di prodotti senza glutine ha plasmato diverse dinamiche in tutto il mondo, riflettendo le svariate abitudini alimentari. L’introduzione recente di prodotti contenenti glutine in paesi asiatici e del Medio Oriente ha generato un aumento delle patologie correlate. Questa varietà di reazioni mette in evidenza l’importanza di un approccio adattativo alle strategie commerciali, considerando attentamente le peculiarità di ogni regione.
Esportare e distribuire senza glutine con successo: una strategia globale su misure locali
In un articolo del Food Safety Magazine è stato messo in luce che l’esportazione di prodotti senza glutine era considerata rischiosa per i produttori statunitensi, a causa di valutazioni errate e confusione sulle normative. In questo contesto, una corretta consulenza, rivolta a esportatori italiani, può diventare un pilastro fondamentale. Comprendere le normative del Paese di destinazione, garantire etichettature conformi e gestire le regole specifiche sull’avena diventano passi ancora più cruciali per il successo dell’esportazione.
Normative internazionali: il labirinto continua a offrire sfide e opportunità per l’esportazione di prodotti senza glutine
La mancanza di una regolamentazione armonizzata a livello globale sui limiti tollerabili di glutine nei prodotti aggiunge complessità al panorama internazionale. Mentre negli Stati Uniti la soglia è di 20 ppm, in Giappone è di 10 ppm, in Cile è di 1 ppm e in Australia il glutine deve essere “non rilevabile”. La missione del Consulente diventa quindi quella di rendere comprensibile questo intricato labirinto di normative per le aziende italiane esportatrici, garantendo che i prodotti soddisfino i requisiti di ogni Paese.
Prodotti fermentati e idrolizzati: una normativa chiara per una qualità incontestabile
Una menzione speciale va ai prodotti fermentati e idrolizzati. L’FDA (Food and Drug Administration) sottolinea che, per essere definito “senza glutine”, un prodotto deve rispettare le normative prima dell’idrolisi o fermentazione. Questa regola è la chiave per mantenere standard elevati di sicurezza alimentare, garantendo l’assenza di glutine nei prodotti finali.
Avena: un focus attento per una qualità eccellente
L’avena, sebbene naturalmente priva di glutine, richiede attenzione speciale durante le fasi di stoccaggio e trasporto. Molte nazioni richiedono procedure specifiche o dichiarazioni speciali per l’avena. Un bravo Consulente aiuta a comprendere e adottare le procedure richieste dai Paesi di destinazione, contribuendo a garantire la qualità del prodotto da esportazione.
L’assistenza di un Consulente: un patrimonio di conoscenza e supporto costante
Per le aziende che esportano può essere determinante avere un partner affidabile, che accompagni le imprese con una guida chiara attraverso il labirinto delle normative globali. Un Consulente può rendere il percorso dei produttori senza glutine sicuro, efficace ed economico, permettendo agli imprenditori di concentrarsi sulla produzione e sulla vendita, che sono il cuore del business.
In un contesto globale sempre più attento alle esigenze alimentari, investire nella conformità alle normative internazionali può essere una delle chiavi per accrescere la fiducia dei consumatori e aprire nuovi mercati per la distribuzione dei prodotti senza glutine.