Convivere con una persona affetta da celiachia non è impossibile, sebbene bisogna prestare massima attenzione alle azioni quotidiane in quanto la contaminazione crociata può verificarsi in ogni momento.
La prima arma da adottare per una convivenza è quella dell’informazione.
Il glutine non è presente solo in pasta e pane ma anche in altri prodotti che normalmente possiamo trovare sulle tavole delle nostre cucine. È necessario controllare tutte le etichette dei cibi, molte sono riconoscibili semplicemente dal simbolo raffigurante la spiga sbarrata. Investire in etichette e contenitori dotati di tappo ermetico. Si tratta di una delle difese più efficaci per controllare le possibili contaminazioni crociate che posso presentarsi all’interno di una cucina.
Meglio evitare i prodotti sfusi.
Non è possibile controllarne accuratamente la provenienza riportata in etichetta che, oltre a questo, ci informa di ogni caratteristica o traccia contenuta all’interno del prodotto.
Importante tenere sotto controllo la shelf-life del prodotto senza glutine.
L’ambiente in cui viene conservato può essere veicolo di contaminazione attraverso la presenza di polveri derivanti da sfarinati o la vicinanza a prodotti che hanno al loro interno la presenza di glutine.
L’igiene degli spazi condivisi permette di contrastare eventuali contaminazioni.
Da tenere sempre sotto controllo è l’igiene degli spazi condivisi, quali piani di lavoro, mensole e piani di cottura. È consigliabile cuocere sempre prima i piatti gluten free rispetto ad altri per evitare l’insorgenza di ogni probabile contaminazione.
All’inizio, per un individuo affetto da celiachia mangiare diversamente può provocare sensazioni di disagio, come se si dovesse guarire da qualcosa ma in questi casi si ha bisogno solo di tempo per adattarsi a tali situazioni. Purtroppo potrà capitare di trovare lungo la propria strada gente disinteressata, amici che fanno fatica a capire, ristoratori che sottovalutano la reale problematica. Ma ci saranno anche amici che sostengono, locali informati e hanno rispetto di tale condizione, persone sensibili e persone con esigenze alimentari analoghe alla propria.
Con calma e pazienza si potranno “educare” gli altri ma soprattutto coltivare la nostra informazione così da normalizzare quanto più possibile questa condizione che ad oggi possiamo definire non più disfunzionale.
Ilenia Vitale
Dott.ssa in Biotecnologie per la sicurezza e la Qualità agroalimentare